Ed è proprio la Coldiretti pugliese a evidenziare come nel 2013 in Puglia (dati Istat) erano coltivati 67 ettari a melograno, balzati in soli due anni a 350, principalmente nelle province fra Bari e Lecce e Foggia, con un incremento del 422 per cento. La quasi totalità della produzione italiana si concentra in Puglia, dove si trova circa il 60 per cento della superficie coltivata. Eppure i rischi di sofisticazioni non mancano, avverte Coldiretti. “L’agropirateria è purtroppo in linea con l’evoluzione dell’imprenditoria agricola locale, anzi precorre i tempi. L’aumento della domanda di melograno – spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – alimenta le importazioni di prodotto oltre che dai Paesi produttori dell'Europa del Sud, Spagna, Israele e Marocco, anche da Cile e Sudafrica, come al solito spacciati per ‘made in Puglia’. Oltre al prodotto fresco, sono i semilavoratori a essere importati perché destinati all'industria di trasformazione e alla cosmesi". Senza contare la tossicità del prodotto in caso di dubbia provenienza. “Sono proprio le melegrane importate dalla Turchia – aggiunge il direttore regionale di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – al secondo posto dei cibi più contaminati da sostanze tossiche. Le melegrane importate da Israele sono al nono posto dei cibi che inquinano maggioramene l’ambiente, dato che per raggiungere le tavole dei consumatori pugliesi percorrono 2.250 chilometri”. (Repubblica.it)