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Xylella, stop al taglio degli ulivi dal Tar del Lazio

Il Tar del Lazio sospende il giudizio sui ricorsi dei proprietari di uliveti in cui ci sono piante non infette ma comunque "condannate a morte" nell'ambito dei piani anti-xylella.

I giudici hanno però deciso di inviare gli atti alla Corte di Giustizia europea, condividendo le doglianze dei legali e specificando che nel caso in cui vi fossero profili da censurare essi andrebbero ricercati nella decisione di esecuzione dell'Ue, che ha generato poi l'iter di norme italiane che hanno dato esecuzione alle disposizioni per il contrasto dell'avanzata del batterio che contagia gli ulivi del Salento. Le due ordinanze sono state depositate ieri. Non provocano alcun effetto concreto, in quanto tutte le piante destinatarie di un ordine di abbattimento sono già sottoposte a sequestro nell'ambito dell'inchiesta penale della procura di Lecce. Proprio oggi, per altro, con la rinuncia degli avvocati di due dei dieci indagati a discutere i ricorsi al Riesame, è giunta conferma che i sigilli continueranno ad avvolgere il tesoro di Puglia a rischio estirpazione.  La decisione della giustizia amministrativa, ad ogni modo, conferma per buona parte le tesi della magistratura salentina. “Non vi è certezza scientifica sull'eventuale patogenicità del batterio Xylella sulle piante ospiti, ne' sul nesso causale tra il batterio e il disseccamento rapido dell'olivo" sostengono i giudici, interpretando alcuni pareri dell'Efsa dai quali si evincerebbe proprio l'assenza di nesso causale tra l'azione del patogeno e il disseccamento rapido degli ulivi. Non al punto da “ritenere la stessa rimozione di piante 'infette' come effettivamente idonea a debellare l'infezione o che la rimozione di piante 'sane', proprio nel raggio di 100 metri da una o più ‘infette’, sia ugualmente idonea allo scopo”. I quesiti posti alla Corte di Giustizia dal Tar del Lazio, inoltre, si propongono di accertare, come ritenuto dal collegio giudicante, se la decisione di esecuzione del 18 maggio scorso, quella che prelude al decreto ministeriale firmato dal ministro delle Politiche agricole e forestali Maurizio Martina, sia effettivamente conforme alle fonti di diritto europeo. Viene richiesto alla Corte di Giustizia europea del Lussemburgo, tra l'altro, di valutare se i principi di “adeguatezza e proporzionalità ostino all'applicazione della decisione di esecuzione” che sarebbe, secondo i giudici italiani, “lacunosa nella motivazione. Non contenendo una qualsivoglia indicazione in ordine all'avvenuta valutazione, da parte della Commissione, della necessaria proporzione tra gli interventi imposti e l'impatto ambientale, paesaggistico, economico-sociale e culturale che tali interventi avrebbero comportano nel territorio”. (ANSA)

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