Le accuse. Il reato contestato è quello di “cessione in frode di gasolio agricolo ad usi non consentiti” (e, quindi, per la sottrazione all’accertamento dello stesso) con il quale avrebbe ottenuto illecitamente un ingente risparmio sull’imposta. “Il fenomeno – spiegano i militari – è quello relativo all’assegnazione annuale di un quantitativo di gasolio destinato all’agricoltura ai soggetti che ne hanno diritto, cioè che sono in possesso di macchine agricole e dispongono di terreni. Il sistema, cambiato di recente in un’ottica di semplificazione, permette ai cosiddetti “UMA” (utente motori agricoli) di acquistare il carburante in depositi autorizzati e di destinarlo alla movimentazione dei macchinari per l’agricoltura, godendo di una forte riduzione di accisa rispetto agli altri usi come, ad esempio, quello dell’ autotrazione”.
La presunta frode. E’ in questa differenza di imposta che si innestano a volte le frodi come quella che i finanzieri ritengono di aver accertato ricostruendo minuziosamente la documentazione contabile della società (che ha comportato la rielaborazione di migliaia di operazioni commerciali), raffrontandola con ben 750 schede prelievo carburante agricolo acquisite presso gli uffici incaricati dell’assegnazione ed operanti nella province di Crotone, Catanzaro e Cosenza. Si sarebbero così rilevate delle forti discrasie dei quantitativi ceduti, “sintomo inequivocabile – affermano dalla Gdf – della cessione dello stesso prodotto a soggetti non aventi i requisiti previsti dalla particolare normativa e quindi ad un uso non consentito”.
Le denunce. Individuate poi, oltre al principale responsabile della frode, altre 15 persone intestatarie delle schede prelievo e che, tramite un sistema collaudato di artifizi, avrebbero ricevuto un maggior quantitativo del prodotto agevolato, poi destinato al mercato clandestino, ricorrendo in alcuni casi alla “clonazione” delle stesse schede. L’attività ha permesso di rilevare, sinteticamente, la cessione in frode di prodotto agevolato per oltre 470 mila litri con una evasione di accisa pari a quasi 230 mila euro. Alla Società, inoltre, è stata contestata l’omessa contabilizzazione di ricavi per un importo pari all’accisa evasa, nonché un’ulteriore evasione complessiva per circa 200 mila euro.